UNA POESIA PER LA SERA di Natale Pace

ROSARIO BOCCHINO

Ripartiamo dunque con la rubrica di poesia di Circolo 16. Ancora Eugenio non ha pubblicato la documentazione per il nuovo Progetto, ma credo che siano maturi i tempi per ricominciare.

Come avrete notato, mi riprendo per intero la Rubrica in quanto, nella nuova ripartizione degli impegni, Erospea, ha assunto l’onere di curare la nuova Rubrica di Narrativa, mentre Marianna si occuperà di Arte varia (pittura, scultura, saggistica, fotografia, ecc. ) quindi se volete proporvi, o segnalare artisti di valore sul web, sapete a chi indirizzare la proposta in base al genere artistico.

E’ veramente con piacere che riavvio la Rubrica con un bravo poeta che Circolo 16 ha già ospitato. E’ calabrese come me, allora piacere doppio.Rosario Bocchino è originario di Catanzaro, ma vive da parecchi anni a Trieste dove ormai è radicato.

Rosario oltretutto è il primo poeta che dichiara la propria disponibilità ad essere inserito nella Trentina di poeti che parteciperanno alla collana di poesia Circolo 16. Appena Eugenio pubblicherà la documentazione completa, potrà sottoscrivere formalmente l’impegno attraverso la Carta dell’Artista.

La poesia bellissima di questa sera ALBERI SENZA VENTO ci ripropone la liricità di Rosario e la sua già sperimentata sensibilità poetica.

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Mi scrive Rosario:

“Ciao carissimo, ho avuto qualche contrattempo e non ho potuto dedicarti un po’ di tempo. Ho letto le varie iniziative che state approntando e ti faccio i miei migliori auguri, spero che tutto possa avverarsi nel migliore dei modi. Sappi che io ci sono nel caso vogliate prendere in considerazione qualche mia poesia.


ALBERO SENZA VENTO

Portami dove il tempo

è stato qualcosa che non so dire,

dove le parole si nascondono

per non essere perdute

oltre la campagna attesa e distesa ai grani.

Lasciami di sera per cogliere lune,

di traverso o a cuore aperto,

dentro il cielo che esiste affrancato

e ripetuto ad ogni partitura.

Dammi quel silenzio intenso e astuto,

verso notte quando l’acqua arriva per mare,

a dimenticare vele e luoghi andati

e graffi sempre più ostinati.

E accetta questa mia trama esposta

per essere prova e campo

tanto da mischiare ogni colore imperfetto

come tela e incanto.

Così da non trovarmi voce affranta

o albero senza vento.


Cinquant’anni da poco compiuti, vivo a Trieste ormai da molto tempo pur essendo originario della provincia di Catanzaro. Sono arrivato alla poesia quasi per caso dieci anni fa. Ma già da molto prima sentivo, in maniera quasi graffiante, l’esigenza di dare inchiostro alle mie emozioni. Dapprima come un esercizio, un diario personale su cui fermare qualunque cosa, successivamente, con più continuità e approfondimento. Col tempo si è trasformato in un luogo dove trovare “calore”, una diversa anima da appuntarmi al petto.

Come tanti ho iniziato con uno stile quasi scolastico nel cercare le rime, una forma abbastanza “leggibile”, ma è bastato poco per sentire la sua sofferenza, così ho lasciato che le parole fossero solo un viatico per quello che provavo. Ora eccomi qui con questo stilema che in qualche modo connota il mio essere “poeta”.

Una particolare menzione devo attribuirla alla rete perché grazie ad essa ho avuto modo di interagire con alcuni autori che si sono rivelati fondamentali per la mia crescita. Posso affermare con sincero affetto che alcuni autori conosciuti in rete si sono rivelati fondamentali per la mia crescita, in qualche modo hanno saputo modellare quella texture poetica che necessitava (come necessita tuttora) di alcune smussate e/o limature, sebbene il tratto nativo sia rimasto fondamentalmente quello originale.

Tutto è nato quasi per caso, da uno scambio di vedute con un’amica sulle potenzialità e opportunità del web. Così tra siti e forum cominciai a girovagare su internet alla ricerca di una sponda dove attraccare e finalmente trovai quella che mi sembrava adatta o più corrispondente alle mie modeste capacità. Un sito sul quale ancora scrivo e che reputo una stanza confortevole in termini di aggregazione e cultura. Per chi, come me, aveva coltivato la passione della scrittura nel modo più intimo e silenzioso, trovare un confronto -sebbene a tratti complicato- divenne un esercizio mentale alquanto impegnativo ma enormemente stimolante: era giunto il momento di fare due chiacchiere con le mie emozioni e convincerle a diventare maggiorenni.

Spesso accompagno le mie poesie a video musicali perché sono convinto che la voce al pari della musica sia un pentagramma, una sorta di luogo ideale dove dichiararsi idea, impressione, ispirazione e non importa se in maniera scritta, parlata o musicata. Perché diventi “canto” emozionante/emozionale basta la magia di un determinato momento, quell’attimo in cui tutto è possibile. Credo che il matrimonio musica/scrittura riesca a miscelare meravigliosamente la seduzione dei versi e l’eufonia delle note. Ritengo che scrivere con un sottofondo musicale provochi una sorta di trance in cui perdersi è sinonimo d’evasione, libertà, spiritualità. Personalmente ho un rapporto viscerale con la musica e sebbene non sappia suonare alcuno strumento, trovo nella “poesia/musicata” un sorta di assoluzione, in qualche modo è come se i versi surrogassero una chitarra o un pianoforte.

In riferimento ai titoli delle mie composizioni in molti mi hanno usato affermazioni lusinghiere, relativamente all’incisività degli stessi. Chiedendomi in che modo li attribuisco, se scrivo prima i titoli e poi le poesie o viceversa. Non ho una spiegazione razionale, mi limito ad “afferrarli” alla fine, tante volte sono già lì pronti all’uso alcune volte scaturiscono da un flash, un particolare, un’intuizione che non spiegare.

In conclusione mi reputo una persona abbastanza ancorata alla terra che vive nella e con la realtà e che cerca di non farsi fagocitare da essa. Ma onestamente ogni tanto mi piace sentirmi novello Icaro e volare incondizionatamente e poi – a cera sciolta – mi rivesto della strada e continuo a camminare. Credo fortemente nei sogni, nell’evanescenza di un’alba, come nella sottile linea che divide il giorno dal buio o ancora nel muoversi di foglia che scuote i pensieri: perché mi piace dare agli occhi quel senso -che a volte pare perduto- di affascinamento.

Mi sono sempre chiesto il perché della necessità di scrivere e non ho trovato risposte se non dirmi, nella maniera più umile possibile, che a volte è la poesia a cercare me. Io la lascio solo entrare provando a farla parlare e nel farlo la vesto delle mie emozioni, in una sorta di urgenza epistolare che non trova approdo se non in quel foglio a cui tendo un po’ d’anima e d’inchiostro.

Delle mie poesie in tanti hanno detto che sono troppo metaforiche, a volte ridondanti, ma come si fa a delineare un’emozione senza donarle quel vestito per cui è tale! Per esempio potrei rappresentare il mare così: immenso e blu a braccetto col cielo (che già mi sembra una splendida immagine) ma -almeno per me- è tutt’altra cosa dire: un limite oltre il litorale che detta voci in una distesa di vento e che negli alberi trova vele per un chissà di sale.

All’attivo poche partecipazioni a concorsi di scrittura, tra cui qualche primo posto e vari piazzamenti da finalista, diverse pubblicazioni su alcune fanzine letterarie. Attualmente scrivo su vari gruppi online e ho collaborato per alcuni anni, come moderatore, su uno di essi. Da circa due anni gestisco un blog personale sulla piattaforma WordPress.com.

Pubblicato da Natale Pace

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