Gioco: il Controeditore per una cultura controcorrente (risparmiate i like e commentate)

Era come se stesse andando contro corrente coi piedi in avanti solo che scivolava sull’acqua come una slitta coi piedi e le gambe completamente fuori e la testa sotto. Andava sempre piú forte sempre piú forte e se non si fosse fermato certo avrebbe finito per annegare con tutta quell’acqua che gli correva sopra il viso.
E Johnny prese il fucile – Dalton Trumbo

Chi legge questo blog sa del sogno che ho sempre avuto di diventare editore. Ho un lavoro al quale offro anima e corpo e mi sottrae parecchio tempo, ma quel sogno batte ancora nei recessi del cuore. Ho pensato che se non può realizzarsi possibilmente può diventare un gioco.

Come tanti giocano allo scrittore aspirante (o peggio emergente perché si è autopubblicato il suo romanzo e ne ha venduti un centinaio) io voglio capire se vale la pena di giocare all’editore.

Siccome di gioco sto parlando, in un’ambiente di furboni che riescono a tirare avanti prendendo per il culo l’aspirante scrittore con formule strane che puzzano di imbroglio eppure funzionano (vedesi concorsi letterari a pagamento, raccolte fondi attira parenti e amici peggio delle aspirapolveri porta a porta, tirature minime a carico dell’illuso di turno eccecc), credo sia necessario stabilire delle regole che però tendano al contrario di ciò che il mercato editoriale richiede.

Veniamo al dunque e vorrei una mano da parte dei tanti lettori che lasciano like. Cerco un’interazione quindi sforzatevi cinque minuti di esprimere un’opinione anche insensata. Ok?

Sono un Controeditore, vado controcorrente, voglio una cultura alternativa e per riuscirci devo prima fare un sunto delle regole editoriali di oggi. Comincio io, da una provocazione!

Regola n.1: il manoscritto deve essere commerciale.
Bisogna esaudire le richieste del mercato perché già ci sono pochi lettori, non c’è spazio per esperimenti perché alla fine si vende soltanto pasta e cucuzza.

Controregola n.1: mandami una bozza di capolavoro e ti pubblico.
Evitami il romanzo nel cassetto, i raccontini della buonanotte, le poesie che scrivi guardando i tramoni nel tuo tempo libero. Mandami il tuo capolavoro, mandami un cuore grezzo che batta a più non posso.

Avete capito lo spirito? Mi servono le regole che secondo voi muovono il mercato editoriale di oggi. Ne creeremo uno controcorrente, insieme, non si sa mai diventi un bel gioco.

30 pensieri riguardo “Gioco: il Controeditore per una cultura controcorrente (risparmiate i like e commentate)

  1. io ne ho conosciuti tanti e tutti cretini dunque per fare l’editore occorre una sola cosa: leggere tutto ciò che ti arriva, non dare per scontato nulla, e credere che fra i tanti manoscritti ci sarà quello che ti porterà al decollo. scrittore ed editore vogliono la stessa cosa, pubblicare e guadagnare e per poterlo fare ci vuole trasparenza correttezza e fiducia. Ci vuole energia, sinergia e voglia di tenere alta la soglia del sogno. Se non c’è quella non si va nessuna parte, si diventa nella misura in cui si conquista credibilità. e poi qualche soldino da parte, certo non vivo su marte dunque so che investire su un testo è un rischio ma……se non ci si butta non si arriva da nessuna parte e il sogno dell’editore resta chiuso nel cassetto insieme alo manoscritto dell’autore avvilito. scusa mi sono dilungata ma è un argomento a me tanto caro essendo io un’autrice che sta lottando per emergere dalle ceneri

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    1. Petunia Bones grazie per il contributo, quindi per te la regola principale sarebbe: sinergia tra autore ed editore per uno scopo comune ovvero pubblicare al fine di guadagnare. La controregola allora sarebbe: pubblicare per NON guadagnare.

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      1. Esatto…..perseguire comunque l’obbiettivo senza prese x i fondelli che ne è pieno saturo….da vomito

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  2. Un’altra regola abbastanza diffusa è: se vuoi pubblicare devi avere già un nome. Che sia come fashion blogger, youtuber, chef o altro, se sei un nome già noto avrai buone probabilità di ottenere un contratto editoriale.

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  3. pensavo ieri: quando scrivo non riesco a partire (ormai sono anni) da un inizio o da una fine, ma da un punto qualsiasi, e anche un tramonto smette di essere fine o principio di qualcosa
    e la regola della stessa scrittura si fa nel mentre, che sembra un lasciare accada, ma…

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    1. Dora anche io scrivo così ma non credo che ne io ne tu abbiamo pretese d’essere pubblicato da case editrici. La nostra è una scrittura più intima che poco c’entra con quelle realtà. Va benissimo insomma scrivere a quel modo!

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  4. Altra cosa assurda: i sistemi strani di ammortamento delle spese, spesso a carico dell’autore, cui talvolta si affibbia anche il compito di pubblicizzare e vendere le copie stampate del libro – così che il fallimento eventuale sia solo un problema suo.

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    1. Gianluca qui il discorso è piu complesso perché la controregola non può essere semplicemente NIENTE COSTI e nemmeno L’AUTORE NON DEVE VENDERE I SUOI LIBRI o li debba vendere soltanto l’editore. È un discorso molto ampio ma riguarda proprio una delle voci critiche che hanno innescato la crisi d’identità della nostra letteratura. Da ragionarci su…

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  5. Scrivere sul blog non è forse una “controedizione”? C’è tutto: gioco e anonimato compreso…Se il mio nome è NESSUNO i monocula , cilopi dai piedi d’argilla, lanceranno al vento le loro unitili pietre… buon controlavoro, Genio… 😀

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  6. Scrivere una bella storia, che coinvolga, che scorra, che non opprima o intristisca l’animo di chi legge, anche se narra tristi fatti reali, che a taluni possono pure apparire eccessivamente pesanti e lugubri. Insomma tutto deve essere leggero e ricalcare lo stereotipo dell’odierna società, del bello, felice, brillanti, sempre e comunque. Altrimenti le storie troppo drammatiche e tristi abbassano il livello…

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    1. Ciao Lida anche questa riflessione apre un varco esteso di cui si dovrebbe parlare di più. Oggi le storie sono quasi tutte stereotipate, ci sono centinaia di proposte per corsi di scrittura creativa che ti insegnano le regole per scrivere una trama e una storia in modo corretto. Io penso che i lettori siano anche stanchi dell’assenza di novità anche in stile e contenuti. Se ci fosse più audacia chissà che non si trovino nuovi lettori oltre quelli forti. Controregola? NIENTE STORIE STEREOTIPATE.

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  7. Per uno come me “Ghostwriter” non ha importanza. Pensa che il primo libro che ho pubblicato ho mandato una’altro al posto mio per la presentazione. sai che libidine stare tra il pubblico e qualcun’altro sul palco che fa te.

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  8. Molti editori lasciano agli scrittori una manciata di centesimi per copia. Se emergenti, praticamente li pagano in ramini. Controregola: cari scrittori, che secondo le regole precedenti avete già consegnato un manoscritto commerciale, fuori dal comune, un capolavoro, ecco… cari scrittori, verrete pagati con percentuali oneste anche se il vostro nome è nessuno.

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  9. …e scrivilo bene, purché in modo innovativo, affinché sia nel solco di un certo modo di scrivere, ma pur sempre diverso dal compitino di quelli che scrivono bene! 😀
    Bell’idea quella della contro-corrente.

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  10. Ribloggo volentieri questo e il post leggo il tuo inedito. Mi ha molto intrigato il senso di ciò che dici.
    Cercherò, nei limiti delle mie possibilità, di contribuire in qualche modo.

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    1. Chi lavora in quel settore, dall’editore allo scrittore, dovrebbe pensare alla creazione di un oggetto unico, importante. Avremmo meno libri, molta più sostanza. Come se dovesse essere sempre il primo e unico libro.

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  11. Ho letto con molto interesse l’articolo e tutti i vostri commenti e volevo andarmene, ma… grazie a quel “risparmiare i like e commentate” mi sento quasi in colpa. Ahaha!
    Non ho ancora avuto bisogno di cercare un editore, dovrò cercarne uno più avanti e la prima cosa che mi è venuta in mente leggendoti è stata: “Ecco, un editore che fa per me! Originale, con la mente aperta, non stereotipato, che forse leggerà con fiducia il mio manoscritto.”
    Un caro saluto!

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  12. Commento a distanza di tempo, ma il monito a commentare risuona ancora potente, così mi sforzo cinque minuti, per quel che è la mia esperienza. In questo mondo al contrario dove le grandi case editrici puntano al profitto, considerando perciò il nome in copertina e non il contenuto del libro, non restano che le piccole case editrici a promuovere i libri scritti da “nessuno” con sentimento, che possano definirsi commerciali e dunque con qualche possibilità. Peccato che spesso, dopo la pubblicazione, primo traguardo non scontato, tutto pesa sulle spalle dello scrittore perché è quest’ultimo che deve investire nella promozione, dedicando tutto se stesso, cervello, tempo, denaro, capacità, ma con difficoltà può arrivare a intendersene più di quelli che dovrebbero farlo per mestiere. Ovvio che allo scrittore compete una fetta di tutto ciò, ma non tutta la torta, mentre l’editore si limita a soffiare sulle candeline. Come ha detto L’irriverente, l’editore dovrebbe tornare a fare l’editore e lo scrittore lo scrittore. Detto ciò, chissà che il mio capolavoro non sia già stato pubblicato, ma se andassi in cerca di un editore per un nuovo manoscritto, sono contenta di aver letto il tuo articolo 🙂

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